“Ci sono
viaggi latenti in ognuno di noi: esperienze che si vogliono vivere senza capire
perché e senza sapere che cosa ci si possa aspettare. Uno di questi, per noi,
era visitare i Campi di Concentramento e Sterminio di Auschwitz-Birkenau. Per
questo, nel gennaio del 2011, abbiamo deciso di salire sul Treno della Memoria
allestito dall’Associazione torinese Terra del Fuoco. Non sapevamo cosa avremmo
visto e provato, ma tornati abbiamo capito che volevamo ricordare”.
Barbara Odetto
& Alessandro Lercara
Due
concetti fondamentali distinguono gli scatti
fotografici: il movimento e l’eco.
Le immagini puntano sul dualismo tra mosso e statico per rappresentare il
tempo. Un tempo che si è fermato brutalmente per i deportati del Campo di
Concentramento e Sterminio di Auschwitz-Birkenau, ma anche un tempo che scorre
inesorabile, fugge via, e spesso cancella i ricordi. Il gioco di movimento e staticità
reso negli scatti è quindi una traduzione visiva di un concetto molto più
profondo: chi oggi entra nei Campi di sterminio rivive un passato che è ancora
vivo, presente, attuale in tutta la sua forza. La storia, il tempo appunto,
tende a cancellare e a rimuovere il ricordo, ma chi visita Auschwitz-Birkenau
capisce immediatamente che il passato è ancora presente e urla nel vuoto e nel
silenzio di questi luoghi.
L’eco, intesa
come grido che si propaga nello spazio e nel tempo, è l’altro concetto tradotto
in immagine. Nuovamente, il gioco tra fermo e mosso rappresenta l’eco che
risuona nella vastità dl nulla. Perché Auschwitz, ma soprattutto Birkenau,
sorgono in un nulla che per molti ha rappresentato tutto. Per sottolineare la
potenza delle urla silenziose dei deportati ogni scatto è accompagnato da una breve frase:
un pensiero, talvolta sottointeso, talvolta sarcastico, che non appartiene ad
un prigioniero in particolare, ma ad ognuno di loro. Perché di fronte
all’orrore, al dolore, all’annientamento le donne, gli uomini, i bambini, i
ricchi, i ladri, i poveri, gli Ebrei così come i Rom di Auschwitz-Birkenau
hanno sicuramente pensato o sussurrato quelle parole.
Nelle fotografie le persone non sono protagoniste.
La loro presenza
è evanescente:
si avverte, si intravede solo in alcuni scatti, quasi bisogna cercarla. Il loro
compito è ricordare, essere eco di una memoria e di un tempo che tendono a
svanire, ma non devono.
Gli scatti
Le opere hanno un “formato panoramico” (cm. 120x35). Al centro di
ogni foto vi è un elemento statico che viene enfatizzato dalle immagini ai
lati; queste si ripetono e si sovrappongono per creare l’idea del movimento,
del tempo che scorre e dell’eco dei ricordi. Un tecnica particolare adottata da
Alessandro Lercara già in altri lavori e che cattura perfettamente la vastità
degli spazi di Auschwitz-Birkenau e traduce senza retorica la realtà.
Il concept
Tanto le fotografie quanto i testi di Barbara Odetto vogliono
testimoniare in modo creativo una realtà passata, ma ancora viva nella memoria
collettiva. Lontano dall’essere una denuncia politica o razziale, la mostra è
un momento di riflessione personale di ogni visitatore. Le immagini e le frasi
si prestano a molte interpretazioni, legate alla sensibilità e al vissuto di
ognuno e vogliono essere uno spunto per riflettere su quanto è accaduto e su
quanto potrebbe ancora succedere. L’obiettivo è mantenere vivo il ricordo di un
passato relativamente recente, ma che purtroppo sta svanendo perché i suoi
testimoni stanno scomparendo.
Proprio per questo ognuno di noi deve essere eco e propagare il
ricordo, alimentando l’informazione.
Alessandro Lercara
Diplomato in
fotografia, già durante i primi anni di scuola affianca come assistente
fotografi di moda e industriali. Finiti gli studi viene assunto dall'agenzia
fotografica LaPresse, grazie alla quale matura professionalmente toccando
diversi campi della fotografia: fotogiornalistica, sportiva, industriale...
Segue aziende
leader nel settore e pubblica su riviste e quotidiani nazionali che lo portano,
nel 2001, a conseguire la tessera da giornalista. Nel 2005 comincia a lavorare
come freelance e prosegue il suo percorso professionale collaborando con
importanti agenzie del territorio e prestigiose aziende nazionali.
Barbara Odetto
Giornalista
freelance, scrive per quasi tutti i magazine torinesi e per numerose riviste
nazionali e si occupa di moda, lusso, lifestyle, beauty, musica e arte. Ha
fondato un ufficio stampa specializzato nelle startup aziendali e nella cura
dell’immagine di artisti e creativi. Segue aziende e associazioni nazionali e
spazia dal restauro al design, dalla moda al beauty. È infine titolare di
un’agenzia di pubblicità che vanta clienti in diversi settori per i quali segue
la comunicazione e l’immagine a 360 gradi: dallo studio del logo al below the
line, passando per la realizzazione di locandine, folder, brochure, cataloghi, book
e monografie e per la creazione di campagne stampa sui diversi mezzi e siti
web.
Ringraziamenti
Come dimenticare
chi ha saputo scaldare i gelidi binari di Birkenau con un semplice "Io ti
ricordo..." rendendo questa esperienza indimenticabile.
Grazie a Terra
del Fuoco e a chi è salito con noi sul Treno della Memoria.
Grazie a chi in
questi mesi ci ha aiutato a concretizzare un’idea.
Grazie
all'Associazione Mai tardi-Amici di Nuto e alla Fondazione Nuto Revelli onlus
che, con il finanziamento dei Comuni di Borgo San Dalmazzo, Cuneo, Fossano e
Saluzzo hanno permesso la stampa delle opere e la realizzazione delle mostre.
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